sartina

La sartina e il violinista

Lei
sospirava passeggiando per via Montenapoleone
-o via Frattina, ch'è lo stesso-
sospirava guardando la Moda
e si vergognava del suo abitino da un cartamodello di Manidifata
un numero vecchio per giunta
e fatto con una stoffa un po' lisa
lasciata lì da una sua cliente - una bella signora
prosperosa, fiorita, amante dei colori
e morta
 
[improvvisamente, raccontano
: aveva letto una cosa, aveva cominciato a ridere
ma a ridere così tanto
che le era mancato il fiato
e il cuore non aveva retto]
 
insomma lei,
che è di lei che stiamo parlando,
di quella sartina coi capelli coll'onda,
povera sartina che guardava
le ardite cuciture, le pieghe, i plissettati
e si chiedeva
quando mai? quando mai potrò?
 
lei
camminava e pioveva anche
perché è così che deve andare
che il cielo sia grigio
e che piova sulle povere sartine
magari anche orfane e sole
però con gli occhi luminosi e tondi
di quelli che fanno innamorare
le anime candide come la sua
 
[a trovarne, però
che morto Charlot
non se ne vedono all'orizzonte
e si consolida l'idea
che l'anima non esista]
 
lei,
la sartina, dunque, camminava senza meta
senza speranza
quando d'improvviso incrociò
un violinista di strada
 
lo vide lì
col violino che stonava per la pioggia, sì
ma stillava gocce iridiscenti
alle luci dei negozi,
struggenti gocce di musica
                    così belle da far male
perle di note
perse nell'asfalto lucido
 
si guardarono, il violinista e la sartina
e videro l'uno nell'altra i propri sogni ammollati dalla pioggia
-oh, quei piccoli sogni umidi!-
 
ma questa non è una favola
ed era tardi ormai
s'era fatto buio, era quasi notte
 
così se ne andarono
ciascuno per la sua strada.
 
Frabca Figliolini